Uno stile di vita sano per il cuore protegge anche dall’artrosi

Mantiene sano il tuo cuore

Adottare per tempo uno stile di vita sano, facendo attenzione alla bilancia, non protegge solo dalle malattie cardiovascolari, ma diminuisce molto anche il rischio di artrosi. E non solo per il fatto che una diminuzione di peso riduce il carico sulle articolazioni, ma perché si è scoperto che diverse sostanze prodotte dal tessuto adiposo, come la leptina e le adipochine , possono innescare meccanismi infiammatori anche a livello delle articolazioni, che, a lungo andare, finiscono col favorire l’artrosi. Una prova? Negli obesi il rischio di artrosi aumenta anche in articolazioni non sottoposte a carico.

Artrosi alle mani: «Uno studio su individui obesi mostra come in questi soggetti la frequenza di artrosi alle mani sia doppia rispetto alle persone in normopeso», spiega Magda Scarpellini, direttore dell’UO di Reumatologia dell’Ospedale di Magenta, che alle novità sull’artrosi ha dedicato una sessione del Congresso internazionale “Magenta Osteoarea”. La relazione fra obesità e danno articolare, al di là della semplice azione meccanica, è confermato dal rapporto osservato fra artrosi e sindrome metabolica, condizione caratterizzata dalla presenza di alterazioni a carico del metabolismo degli zuccheri, ipertensione, incremento dei trigliceridi o riduzione del colesterolo Hdl (“buono”), circonferenza di vita superiore a 94 centimetri nel maschio e 80 nella femmina. «È dimostrato che nei soggetti con sindrome metabolica le probabilità di andare incontro a un artrosi del ginocchio aumentano in misura esponenziale con l’aumentare del numero di fattori presenti (si passa da un incremento del rischio di 2 volte in presenza di un solo fattore, a quasi 10 volte in presenza di 3 o più fattori)», spiega la reumatologa.

Forma metabolica: Ovviamente non si può pensare che tutte le artrosi dipendano solo da fattori metabolici. In effetti da qualche tempo gli esperti hanno incominciato a distinguere diversi tipi di artrosi che vengono ad affiancare la classica forma dell’anziano. «Oggi l’artrosi è suddivisa in tre grosse categorie: quella “post traumatica”, conseguente a un trauma acuto o a uno ripetitivo, che può colpire anche i giovani sotto i 45 anni; quella “metabolica” che colpisce in genere dai 45 ai 65 anni; la classica artrosi dell’anziano, oltre i 65 anni. La forma metabolica è particolarmente importante, in primo luogo perché colpisce un’età in cui si è in piena attività; poi si può mantenere nel tempo e quindi peggiorare, dando disabilità quando si diventa anziani».

Prevenzione: La scoperta dei meccanismi metabolici responsabili dell’artrosi offre però anche possibilità di prevenzione. «Che è molto simile alla prevenzione dell’infarto -, commenta Magda Scarpellini – . D’altra parte, sapevamo che il rischio cardiovascolare nei pazienti con artrosi e con artrite è più alto e ora sappiamo perché». In prospettiva l’identificazione di questi meccanismi è destinata a modificare la cura dell’artrosi: «Come nell’artrite reumatoide, nella spondiloartrite e nell’artrite psoriasica, in cui già si usa un doppio binario di terapia (cioè una terapia sintomatica e una a lunga azione), anche con l’artrosi si sta cercando di fare la stessa cosa -, spiega l’esperta. Sono in sperimentazione molecole che agiscono sulle cause e che hanno l’obiettivo, oltre che di controllare il dolore, di rallentare l’evoluzione della malattia».

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