Un’iniezione ogni sei mesi contro l’osteoporosi
Una novità per il 30% delle donne italiane ultracinquantenni che soffrono di osteoporosi in arrivo una nuova possibilità. È stato infatti reso noto a Bologna durante il XIII Congresso nazionale della SIOMMMS (Società Italiana Osteoporosi, Metabolismo Minerale e Malattie dello Scheletro) che del trattamento farmacologico con denosumab, passato dal Servizio Sanitario Nazionale in classe A, possono usufruire le donne che hanno compiuto 50 anni d’età. Senza dover più aspettare i 70. E senza che si siano verificate contemporaneamente diverse e importanti fratture, come la legge stabiliva finora.
La molecola previene e riduce le fratture vertebrali, del femore e di altri “siti scheletrici” non vertebrali. La modalità di somministrazione prevede un’iniezione sottocutanea ogni sei mesi, che rappresenta una vantaggio per l’aderenza alla terapia nel tempo. Proprio la mancata aderenza alle terapie è infatti uno dei motivi per i quali diverse donne, pur in trattamento con vari farmaci, incorrono ugualmente in una frattura: la percentuale di abbandono delle terapie tradizionali arriva al 50% entro il primo anno. Spesso è proprio la modalità di somministrazione (quotidiana, settimanale o mensile) a causare l’abbandono delle cure. I dati del recente studio DAPS (uno studio randomizzato, durato 2 anni, condotto su un campione di 250 donne in menopausa di età uguale o superiore a 55 anni, con accertata ridotta massa ossea) hanno invece dimostrato che il 92,5% delle donne aderisce al trattamento semestrale, il 97,2% persiste nel periodo prescritto dallo specialista e la compliance registrata è del 93,4% delle pazienti.
Spiega la professoressa Maria Luisa Brandi, ordinario di Endocrinologia e Malattie del metabolismo presso l’Università di Firenze: «La molecola è un anticorpo monoclonale interamente umano che riduce il rimodellamento osseo e aumenta la densità minerale ossea nelle donne in postmenopausa, con ridotta massa ossea e osteoporosi. Inoltre, si rivelato ben tollerato, con un’incidenza di eventi avversi (incluse le infezioni e le neoplasie), in genere simile a quella osservata in pazienti trattati con placebo o con alendronato».
Il trattamento farmacologico dell’osteoporosi e l’aderenza alle terapie da parte dei pazienti garantiscono al SSN un risparmio di milioni di euro l’anno, mostrando uno studio pubblicato ad aprile 2011 sulla rivista «Clinical cases in mineral and bone metabolism», condotto su 5167 donne over 65 con osteoporosi post menopausale che hanno subito una frattura di femore tra il 2006 e il 2008. Dalla ricerca, che analizza i database delle ASL italiane, emerge che oltre il 60% delle pazienti “fratturate” non aveva mai assunto farmaci per il trattamento dell’osteoporosi, e che solo il 4,5% delle donne risultava in cura prima dell’evento.
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