Ben-essere Mindful

La routine ed il sovraccarico di impegni che lo stile di vita odierno comporta, ci risucchiano spesso in una spirale di continue attività che, giorno dopo giorno, vengono affrontate “in automatico”; ponendoci obiettivi sempre più ambiziosi, veniamo conquistati dalla frenesia “del fare”, senza che ci sia spazio per respirare e, semplicemente, “essere”.

A permettere tutto ciò è il nostro cervello, in particolare i circuiti neurali, grazie ai quali possiamo svolgere al contempo diverse azioni, come, ad esempio, sognare ad occhi aperti mentre stiamo facendo jogging: ci perdiamo così nei nostri pensieri, senza prestare realmente attenzione all’attività che stiamo svolgendo. Corpo e mente si attivano su più fronti, in automatico. Il rischio, però, è che questo “vivere in automatico” diventi una modalità “piatta” e routinaria che induce a perdersi nella vastità dei propri pensieri e/o preoccupazioni, distraendoci da ciò che stiamo vivendo: si finisce per sentirsi vuoti, intorpiditi e la vita diventa ripetitiva e noiosa. Anziché fare esperienza di un senso emergente di novità e scoperta, come fa un bambino che inizia per la prima volta a percepire il mondo, finiamo per sentirci morti dentro, “morti prima di esser morti” (Siegel, 2007). Proprio qui entra in campo la mindfulness, ovvero la capacità di risvegliarsi da una vita vissuta in automatico ed essere sensibili, nelle nostre esperienze quotidiane, alle novità. Si tratta di uno stato mentale, “una modalità dell’essere, non orientata a scopi, il cui focus è il permettere al presente di essere com’è e di permettere a noi di essere, semplicemente, in questo presente” (Teasdale), che può essere coltivato e stabilizzato attraverso particolari tecniche.

Ma di cosa si tratta esattamente?

Con una storia di oltre 2500 anni, la mindfulness affonda le sue origini nelle tradizioni contemplative buddiste. Oggi, Jon Kabat Zinn, fondatore dell’uso clinico moderno, la definisce come “consapevolezza che emerge se prestiamo attenzione in modo intenzionale, nel momento presente e in modo non giudicante, al dispiegarsi dell’esperienza momento per momento”. Questa visione non giudicante è intesa come un “non tenersi aggrappati ai giudizi”. La mente mostra continuamente delle reazioni valutative e reattive: riuscire a notare questi giudizi e liberarsi da essi può essere il significato pratico di questo comportamento non giudicante. Il “modo intenzionale” implica, invece, che questo stato è creato con l’intenzione di focalizzarsi sul momento presente.

La domanda che sorge è: perché prestare attenzione in modo “non giudicante”, intenzionalmente e nel momento presente può essere una buona cosa?  “E’stupefacente quanto sia liberatorio l’essere capaci di vedere che i tuoi pensieri sono solo pensieri e che non sono “te stesso” o “la realtà” … il semplice atto di riconoscere i tuoi pensieri come pensieri, può renderti libero dalla realtà distorta che essi spesso creano e genera un maggior senso di chiarezza e di padronanza sulla tua vita” (J. Kabat-Zinn).

Questo modo di essere può offrire un luogo di sicurezza e pace, “una base sicura” – che è innata nella nostra naturale costituzione. Molti sono gli studi che oggi sottolineano il potere della consapevolezza mindful di promuovere il benessere in molti ambiti della nostra vita: essa implica molto più del semplice essere consapevoli, si tratta infatti di essere consapevoli degli aspetti della propria mente, capacità affatto scontata e fondamentale per il proprio benessere; capacità che permette di avvicinarci alle cose per come sono, con uno stato mentale curioso, aperto, pieno di accettazione e amore. In tal modo diventa possibile sintonizzarci internamente, vedere il mondo con maggiore chiarezza, senza essere pervasi dal giudizio e offuscati dal turbinio di emozioni, conquistando così la possibilità di fare delle scelte: diventa per cui possibile cambiare (Siegel, 2007). La vita si arricchisce poiché siamo consapevoli della straordinaria esperienza di essere, di essere vivi, di vivere in questo momento, divenendo così padroni del tempo della nostra vita.

Dott.ssa Rita De Simone

Referente Servizio Psicologia: Dott. Antonino Giorgi

Bibliografia:
Kabat-Zinn, J. (2003), Riprendere i sensi. Guarire se stessi e il mondo attraverso la consapevolezza. Tr. it. Corbaccio, Milano 2006.
Siegel, D. J. (2007). The Mindful Brain. (tr. it. Mindfulness e cervello, Raffaello Cortina, Milano, 2009).
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