Interventistica con tecnica intradiscale

Rappresenta la tecnica meno nota ai pazienti sebbene sia la più rappresentata nel mondo della letteratura scientifica. Sono stati descritti più di 80.000 pazienti trattati con questa tecnica negli ultimi 10 anni, i risultati ottenuti sono stati oggetto recentemente di una cosidetta metanalisi, cioè di uno studio che confronta molti studi tra loro, che ha descritto i risultati con due semplici parole: “very impressive!” – davvero impressionante! – i risultati ottenuti, specie in alcune tipologie erniarie o protrusive, sono simili alla chirurgia, a differenza degli effetti collaterali, decisamente minori sia nel numero che nella qualità.

Trova una tipica indicazione in tutte le forme di protrusione (cioè con anulus fibroso integro) con sintomi che non rispondono a trattamenti meno invasivi. non vi sono però controindicazioni assolute al trattamento di ernie contenute.

Il paziente non necessita di anestesia o sedazione. Attraverso una guida radiologica (amplificatore di brillanza o TAC) viene inserito un ago nel disco deformato e viene somministrato un piccolo quantitativo di Ossigeno-Ozono in grado di determinare una decompressione del disco attraverso un processo di disidratazione. Al termine del trattamento in alcuni centri segue, durante la fuoriuscita dell’ago, una somministrazione di ozono in sede intraforaminale; in altri centri viene invece somministrato del cortisone per favorire, in un caso come nell’altro, il processo antinfiammatorio a carico del nervo, processo che sta alla base della risoluzione del dolore da ernia o protrusione discale.

La percentuale di risoluzione del quadro doloroso raggiunge l’85% di risultati positivi.

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