NAVIGANDO TRA LE INCERTEZZE
Giulia è ferma a guardare la propria immagine riflessa nello specchio. Si guarda dritta negli occhi, studia il suo volto, e si perde nei ricordi della bambina che era; ripensa a chi voleva essere, a cosa sognava di diventare: una ballerina, sul palco, davanti a papà, mamma, sorridente al mondo. Poi una ballerina non lo è diventata, forse nemmeno molto sorridente, ma grande sì, ora è una giovane adulta di 25 anni. Ora deve trovare la sua identità, fatta di comportamenti, certezze, adatti ad una persona che sa cosa vuole e dove sta andando. “Ma io so davvero cosa voglio, so dove sto andando?” si chiede. Il cuore le comincia a battere forte: forse non lo sa, forse è un po’ persa…
È comprensibile all’età di 25 anni sentirci persi come Giulia. Ci troviamo tutto d’un tratto ad essere giovani adulti e come tali possiamo provare un senso di disagio. Un disagio legato ad una lunga permanenza nel percorso di studi, alla paura di non essere assunti nel luogo di lavoro tanto bramato, al dover fare i conti per una cena in più con gli amici e allo sperimentare le prime vere indipendenze seppure rimanendo all’interno del nido familiare. Cominciamo ad assumerci le prime grandi responsabilità, nella speranza, però, di aver sempre la sicurezza della propria famiglia come aiuto e sostegno.
Ricerchiamo il rispetto tipico degli adulti, con la necessità dell’essere ancora accuditi. Sogniamo in grande come bambini, soffriamo come adulti, siamo instabili come adolescenti; cominciamo a rimpiangere qualche scelta del passato, perdiamo amici, amori e ne troviamo di nuovi. Come non sentirci disorientati, dunque, in questo mare di emozioni dove le correnti scorrono, ciascuna con tempi e velocità diverse? È così difficile entrare nel flusso e non sentirci abbastanza, eppure, così facile sentirci indietro.
In questo momento di confusione potrebbe essere spontaneo ricercare supporto e parere degli adulti che ci sono vicini. Parlando con loro è comune ricevere un confronto con la loro esperienza di crescita, descritta talvolta come un processo precoce, netto, determinato da un’uscita definitiva di casa, dall’inizio di una carriera stabile e dalla presenza di scelte di vita spesso irreversibili.
E questo paragone spesso è spiazzante: ci porta a pensare che loro alla nostra età avevano già preso decisioni così importanti, che avevano il mondo in mano, mentre noi, spesso, ancora ci stiamo ponendo domande.
Guardarci allo specchio e provare sconforto, come Giulia, è un’occasione per rallentare, concederci del tempo e domandarci: “Io chi voglio essere? Sto andando nella direzione giusta per me?”. Non sapere che strada prendere, cosa fare o sentirci in ritardo su una tabella di marcia… Non sono necessariamente ostacoli insormontabili, ma tappe di un percorso di crescita. Avere l’opportunità di scegliere, potersi fermare e riflettere su tutte le nostre possibilità, non è un qualcosa che possiamo dare per scontato. Infatti, anche non avere le risposte può essere un’occasione per porsi le giuste domande, con coraggio e umiltà, per capire chi siamo e chi possiamo essere. Qualcuno direbbe strappare lungo i bordi e vedere che figura ne esce, costruendo pian piano, nel tempo che cambia e nello spazio che muta, il nostro futuro. La paura stimola il coraggio e bisogna avere coraggio di porsi queste domande. Solo così non si cammina senza una meta, ma si trova la corrente giusta in questo mare di cambiamento.
“DIREZIONE PSICOLOGIA: Una bussola per il quotidiano”
Vi è mai capitato di avere difficoltà a concentrarvi e a dormire poco e male, senza sapere il perché? Di rinunciare a qualcosa per paura di fallire? Di non sapere come comportarvi davanti ad un evento improvviso? A partire da episodi di vita quotidiana, in brevi articoli rifletteremo insieme, sempre accompagnati da riferimenti scientifici, su come funzioniamo, cosa proviamo e perchè.
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