Ipertensione nei giovani, la nuova epidemia?

Fino a qualche anno fa neppure si pensava che la pressione alta potesse riguardare giovani e giovanissimi, i bambini addirittura. Oggi invece è sempre più evidente che non è così, anzi: innumerevoli studi hanno dimostrato che la prevalenza di ipertensione al di sotto dei 40 anni è in continua crescita e ora anche uno studio italiano, presentato a Firenze di recente durante il convegno “Conoscere e curare il cuore” organizzato dal Centro per la Lotta contro l’Infarto, dimostra che il 14 per cento delle persone fra 18 e 35 anni ha già la pressione oltre i limiti.

Decisamente una brutta notizia, visto che l’ipertensione arteriosa è considerata una delle cause principali di ictus, infarti, insufficienza cardiaca e insufficienza renale. E tutti i dati raccolti, in Italia e non solo, puntano il dito contro ciò che accade durante l’infanzia, l’adolescenza e la prima età adulta: è proprio in queste fasi della vita che si pongono le basi per una futura ipertensione che poi, se non si corre ai ripari, diventa persistente provocando danni agli organi e diventando pure più difficile da tenere sotto controllo. Purtroppo i risultati dello studio I-Game, promosso dalla Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa e tuttora in corso, non sono incoraggianti: il 14 per cento degli italiani fra 18 e 35 anni avrebbe già la pressione alta, soprattutto la massima. Il rischio è maggiore fra i maschi, se si è sovrappeso od obesi, se si soffre di apnee ostruttive nel sonno o di ansia; inoltre, parrebbero contare non poco cattive abitudini alimentari come l’eccesso di formaggi e salumi e la consuetudine di mangiare nei fast food, o comunque spesso fuori casa.

«Il primo passo per trattare l’ipertensione nei giovani è proprio la modifica dello stile di vita – osserva Francesco Prati, presidente del Centro per la Lotta contro l’Infarto –. Perdere i chili di troppo, fare regolarmente esercizio aerobico, ridurre il consumo di sale e alcol e smettere di fumare sono regole fondamentali da mettere sempre in pratica. Ai farmaci si passa quando nonostante questi interventi la pressione resta alta. Inoltre la prevenzione deve iniziare fin da bambini, con movimento e dieta sana: l’ipertensione cresce pure fra i giovanissimi, anche nel nostro Paese».
L’età dell’esordio della pressione alta si sta pericolosamente abbassando, tanto che l’European Society of Hypertension raccomanda di misurare la pressione a tutti i bimbi con più di tre anni sottoposti a una visita pediatrica: non è più così improbabile trovarla un po’ alta e se nei piccoli con meno di dieci, dodici anni è spesso secondaria ad altre malattie (ad esempio patologie renali) dall’adolescenza in poi non di rado è colpa di sovrappeso e obesità, apnee ostruttive nel sonno, stili di vita sbagliati. L’ultima prova, uno studio israeliano condotto su oltre 700mila adolescenti e apparso sull’American Journal of Hypertension: l’ipertensione nei giovanissimi è legata a doppio filo ai chili di troppo ed è in crescita, proprio come sono in aumento i ragazzi in sovrappeso. Nel 1998, anno di inizio dell’indagine, gli adolescenti con un indice di massa corporea elevato erano il 13 per cento, saliti al 21 per cento nel 2011 quando lo studio si è concluso; di pari passo l’ipertensione è salita dal 7 al 28 per cento nei maschi e dal 2 al 12 per cento nelle femmine. Cambiare abitudini e ritrovare uno stile di vita sano è perciò essenziale fin da piccoli, perché come spiega Prati «più alta è la pressione a 18 anni, più cresce il rischio cardiovascolare in età adulta. Lo ha dimostrato una ricerca svedese che ha seguito un milione e duecentomila diciottenni, dalla visita di leva fino a circa 24 anni dopo: il 20 per cento della mortalità totale in questi giovani può essere spiegato da valori di pressione minima troppo elevati a 18 anni»

Tratto da Il Corriere Salute

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